«Nel Regno di Dio ci ricorda Cristo si vive una felicità controcorrente, non basata sul successo e sul benessere, ma che trova la sua ragione profonda nel mistero della Croce. Dio si è fatto uomo per amore; ha voluto condividere fino in fondo la nostra condizione; scegliendo di essere, in un certo senso, disabile per arricchirci con questa sua povertà (cfr. Fil 2,6-8; 2Cor 8,9)».
Così il Santo Padre Giovanni Paolo II (il 3 dicembre 2000) concludeva nellAula Paolo VI il suo discorso durante la festa del Giubileo della Comunità con i disabili. In questo, come anche negli altri interventi del Papa durante tale ricorrenza, echeggiano con forza alcune parole-chiave , quali prossimità, condivisione, accoglienza, amore.
A. Prossimità.
La prossimità ha la sua profonda radice nellatteggiamento di Cristo, che la Chiesa è chiamata ad imitare. Nella Liturgia ricordiamo continuamente che come recita il prefazio VIII del T.O. Cristo «nella sua vita mortale passò beneficiando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male. Ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite lolio della consolazione e il vino della speranza» .
E in una orazione si prega dicendo: «O Dio, il tuo unico Figlio ha preso su di sé la povertà e la debolezza di tutti gli uomini, rivelando il valore misterioso della sofferenza, benedici i nostri fratelli infermi, perché tra le angustie e i dolori non si sentano soli» . La Chiesa, fedele allinsegnamento del Signore, più volte ha espresso e manifestato, anche nellautorevole magistero dei suoi Pastori, il desiderio di continuare a vivere lo stesso atteggiamento di Cristo: «Quante volte abbiamo sentito stringere nel cuore il desiderio di venire a voi confidava in un radiomessaggio Pio XII di passare in mezzo a voi, in qualche modo come faceva Gesù nella sua vita terrena» . Desiderio di prossimità accentuato dalla consapevolezza che spesso lo sguardo miope del mondo indugia su unapparente solitudine ed inutilità del disabile:
«Agli occhi del mondo ebbe a dire Pio XII voi apparite anzitutto come soli. [
] Ma vi è qualche cosa di più penoso per voi: sembrate soli e siete afflitti di apparire inutili. [
] Se poi sospettate di essere non soltanto soli e inetti, ma anche fastidiosi, o perfino dannosi alla vostra famiglia e alla società; se vi sembrasse di essere di ostacolo ai fremiti della gioventù e alla gioia di vivere; se vi si facesse intendere che molto si ferma, per causa vostra, in ciò che costituiva lattività di coloro che sono costretti ad assistervi di giorno e a vegliarvi di notte; se tutto questo accadesse, nascerebbe nel vostro cuore una tristezza desolata e desolante» .