Innanzitutto vi ringrazio per la vostra partecipazione numerosa e soprattutto ringrazio quelli che da anni oramai conosciamo; quindi i vecchi amici dei Corsi precedenti oltre ai nuovi che provengono dalle Diocesi e dalle Associazioni. Vi accolgo veramente con gioia e spero che potremo trascorrere delle giornate insieme in uno scambio che sia arricchente.
La proposta che facciamo in questo Seminario (non abbiamo avuto la pretesa di chiamarlo Corso, Convegno, proprio perché vuole essere qualcosa di molto operativo che parte dallesperienza in cui ciascuno mette tutto se stesso in una ricerca, in uno scambio con gli altri) è in continuità con tutte quelle che il Settore Catechesi dei disabili sta facendo in questi anni, in particolar modo da quando si è cominciato questo cammino di Corsi molto attivi, molto esperienziali, a partire da quello di Fiuggi 2000 dove si è parlato della formazione al rapporto con le persone con handicap, proseguendo poi a Montesilvano nello scorso settembre dove abbiamo trattato invece il tema degli strumenti e delle tecniche di accoglienza delle persone disabili nella comunità. Tutto questo si svolge nella tradizione dellUfficio Catechistico, da quando nel 1990 si è costituito il Settore con unattenzione alla catechesi per le persone disabili, che ha portato avanti tutto un discorso di stimolazione e di formazione degli operatori nel campo della pastorale.
Questo vuol essere quindi un invito a un approfondimento e ad uno scambio sulla tematica dellaccoglienza della persona disabile nella realtà comunitaria ecclesiale.
Uso il termine tecnico di Settore, perché è quello che lo denomina a livello istituzionale, nel senso che è quellattenzione particolare che lUfficio Catechistico rivolge a questo ambito.
Ma, anche nel corso dei lavori dei nostri Corsi e Convegni, abbiamo maturato un certo orientamento di pensiero e vorremmo parlare piuttosto di una dimensione, come già avevamo citato a Montesilvano
(quelli che avevano partecipato lo possono ricordare); quindi una dimensione che non è intesa come qualcosa di distaccato, per degli «addetti ai lavori», ma è come lindicazione di una realtà che appartiene a tutti.
Proprio il Dott. Francesco Pieroni a Montesilvano ci parlava del limite strutturale che è di tutti, perché fa parte della nostra esistenza quotidiana.